Accessibilità

Lavorare sull'accessibilità significa realizzare contenuti web che siano accessibili al maggior numero di persone possibili.

Per accessibilità dei siti web si intende quell'insieme di regole stabilite dal WAI (Web Accessibility Initiative), un gruppo di lavoro costituito dal W3C, il consorzio per il web diretto da Tim Berners-Lee. Il WAI ha generato il WCAI (Web Content Accessibility Initiative). Il WCAI ha rilasciato  una serie di principi e linee guida cui attenersi per realizzare contenuti web che siano accessibili al maggior numero di persone possibili. In particolare, i contenuti dovrebbero essere accessibili da utenti con vari gradi di disabilità fisiche e cognitive, il che porta come beneficio accessorio una maggior facilità di visualizzazione anche per chi ha dotazioni software e hardware minoritarie.

Per quanto riguarda le disabilità, esse possono andare dall'impossibilità a dirigere un mouse, fino a cecità totali o selettive ai colori, per arrivare ai non vedenti veri e propri. L'incidenza di queste disabilità nella società è più ampia di quanto si pensi, e in attesa, per l'Italia, dei dati del censimento in corso, ci atteniamo alle stime del WAI. Secondo queste stime, gli utenti interessati in qualche modo a questi problemi variano dal 10 al 20% della popolazione. Si pone dunque un reale problema di democrazia dell'accesso alle risorse di rete.

Per quanto riguarda le dotazioni hardware/software, la variabilità va da computer molto vecchi e lenti, fino ai nuovissimi dispositivi portatili, come palmari o cellulari di ultima generazione. La variabilità di visualizzazione che è comunque una regola nel web, diventa ancora più grande se pensiamo che questi dispositivi hanno browser dedicati, display piccolissimi e un numero di colori spesso più basso di quello cui ci siamo abituati con i recenti monitor da tavolo.

Accessibilità, ma come?

Appare subito evidente che rendere tutto ciò che gira in rete accessibile a tutta questa enorme varietà di utenti, è un'impresa davvero impegnativa. Eppure, l'approccio del WAI è molto razionale e, per una volta, realistico. Si fonda su un principio fondamentale: non tutti possono vedere allo stesso modo tutto, ma il nocciolo del contenuto dovrebbe comunque essere reso accessibile a tutti.

In pratica, secondo il WAI le pagine web dovrebbero essere costruite secondo due criteri:

  1. consentire la visualizzazione con tutti i browser
  2. i contenuti dovrebbero essere resi facilmente navigabili e comprensibili (che è il principale obiettivo dell'usabilità)

Non solo un testo può essere reso accessibile ad un utente cieco attraverso un browser vocale che lo legga, ma anche un'immagine o una tabella di dati possono essere descritte dallo stesso software, a patto che il progettista della pagina abbia costruito il codice di quella tabella o di quell'immagine in maniera da facilitare la vita a questo software specifico.

L'accessibilità web così definita ed articolata in linee guida anche molto specifiche, viene ad essere una questione che si basa in larga parte sui concetti di compatibilità e portabilità del codice. Ma non solo. Il WCAI entra anche nel merito della strutturazione e della comprensibilità dei contenuti: aree delle quali, guarda caso, si occupa anche l'usabilità. Volendo azzardare un po', si potrebbe sostenere che l'usabilità è un sottoinsieme dell'accessibilità nella misura in cui ne approfondisce un aspetto. Contemporaneamente, però, utilizza metodi molto differenti, che la caratterizzano peculiarmente.

Plone CMS produce un mark up che supera il validator W3C.

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